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Un classico è tale perché può essere interrogato da una pluralità di prospettive, alla luce dei problemi che ciascuna epoca considera più rilevanti. Questo è accaduto, e continua ad accadere, anche a Gramsci, come dimostra la sua 'fortuna', iniziata molti anni dopo la sua morte, e ormai vastissima. I saggi raccolti in questo volume si muovono secondo un'opzione critica precisa: analisi delle varianti fra le redazioni dei Quaderni; individuazione dei mutamenti, a livello lessicale e concettuale, fra gli scritti precarcercari e quelli composti in carcere. Quello che è così messo in luce è il 'movimento' del pensiero gramsciano, colto nei suoi complessi rapporti con lo svolgimento della situazione politica in Italia e in Europa. Ne scaturisce l'immagine di un politico, costretto a misurarsi con cruciali problemi filosofici, nel corso di una ricerca in cui si intrecciano, in modi originali e drammatici, problemi teorici, considerazioni politiche, echi e motivi di carattere autobiografico.